“Wedding tra presente e futuro”, Auletta: “Chi risarcisce le nostre perdite?”
“Wedding tra presente e futuro” per sviscerare tutte le problematiche che attanagliano in questo momento difficile il settore degli eventi. Un tavolo di discussione importante che, tenutosi stamane 31 maggio a Villa Domi, è stato favorito dal comitato promotore dell’Ente nazionale rappresentativo delle cerimonie italiane presieduto dall’imprenditore Luigi Auletta, presidente della maison Impero Couture e che ha visto l’intervento di giuristi e avvocati quali il professore avvocato Giuseppe Catapano, Rettore dell’Accademia Auge, il Giudice Angelo Turco del Tribunale di Nola, il Giudice Giuseppe Avizzano del Tribunale di Catania, il professor Luca Filipponi, Presidente dell’Ente Giovani Europei, l’avvocato cassazionista Pasquale Mautone, Docente in diritto civile Federico Secondo.
Nel corso del convegno ampio spazio è stato dato allo svisceramento delle problematiche di settore: dall’abbandono del settore, da parte dello Stato, per i 16 mesi di lockdown imposti dall’emergenza Covid alla necessità della costituzione di un Ente nazionale composto da professionisti del comparto e esperti in materie giuridiche ed economiche, che partecipi attivamente ai lavori parlamentari.
Ad aprire il tavolo di discussione il patron della Maison Impero, Luigi Auletta che ha dichiarato: “Il fulcro di questo dibattito è concentrato sul fatto che tanti professionisti e tante maestranze del settore – per la precisione 31 attività che lavorano nel settore del wedding- sono state escluse e dimenticate. Noi che operiamo in questo settore siamo stati definiti untori e fautori del contagio. Una caratteristica quest’ultima che per essere attribuita deve essere scientificamente provata, cosa che il Governo non è stato in grado di fare con documenti ufficiali. Io, con l’aiuto di professionisti qui presenti, ho effettuato delle ricerche e degli studi che non hanno comprovato tale situazione ma di contro però ho constatato che lo stop di 450 giorni, ha portato non solo un gravissimo danno economico per una perdita certificata del 90% – già registrato nel 2020 – ma soprattutto un dettaglio importante: è stata vietata la possibilità di creare una famiglia e mettere al mondo dei figli”.
Secondo l’opinione dell’imprenditore di abiti da sposa, sposo e cerimonia, i matrimoni sarebbero stati possibili con l’introduzione di un protocollo e le giuste linee guida che gli sposi avrebbero ben accettato di seguire pur di celebrare le proprie nozze: “Questo periodo pandemico ci ha insegnato ad essere disciplinati nel rispetto della propria e della salute altrui. Un input che il Governo poteva accogliere per far ripartire in tempi brevi il settore del wedding. Ciò che ad oggi ancora manca, è la certezza delle modalità di poter svolgere, in totale sicurezza, il ricevimento. L’unica cosa certa ad oggi è una data – il 15 giugno – che ci fa capire che dal quel momento in poi si potranno celebrare i matrimoni mettendo in essere le linee guida emanate e approvate anche dallo Stato centrale. La mancata informazione rispetto alle norme da eseguire ha portato notevole disordine creando sfiducia e mancata consapevolezza anche nei confronti degli sposi.
Luigi Auletta lancia poi un messaggio alla classe politica: “Chi è al comando del mondo del Wedding in questo momento dovrebbe operare la via della semplificazione per quello che addice la normativa da mettere in atto nella realizzazione delle nozze. Non si possono cambiare quelle che sono le nostre tradizione ma piuttosto occorre operare sull’istituzione di linee guida certe così da far ripartire il mondo del wedding con le dovute limitazioni e le dovute precauzioni”. Il patron della maison Impero poi chiosa: “In che misura saranno risarciti i professionisti del settore wedding e con quali tempi? Tante attività che non potranno riaprire le proprie attività pagano lo scotto della mancata programmazione. Oggi noi abbiamo perso 2 anni di lavoro e ci troviamo di fronte realtà che devono riprogrammare completamente il proprio tessuto lavorativo e di contatti. Tutto questo a causa di errori di valutazione di una classe politica che ha perpetuato per anni il nostro settore come un settore a rischio”.