Le parole moda e famiglia sono intrecciate e legate come fossero dei sinonimi. Silvia Venturini Fendi alza il sipario sulle collezioni SS 21 e si lascia ispirare dai valori che la tradizione assegna alla famiglia e che la moda può utilizzare per raccontare questi tempi. L’uomo e la donna, così come le collezioni create dalla designer, guardano nella stessa direzione. Forse per l’ultima volta dal momento che ad occuparsi delle prossime stagioni femminili sarà disegnata da Kim Jones, nominato da poco alla direzione creativa della linea donna di Fendi, mentre la direzione artistica della linea maschile sarà ripresa dalla signora Fendi, assieme alla categoria accessori.

Le collezioni sono state pensate quando la pandemia da Covid 19 ha imposto lo stop e il mondo intero – quello della moda compreso – si è fermato. “Ho pensato questa collezione quando questa ‘nuova’ realtà in cui viviamo ci aveva già catturato. Mi sembrava strano parlare di moda in un mondo così modificato ma ho capito che potevo parlare di moda attraverso i suoi valori. Come in tante famiglie vengono tramandate le tradizioni, nella mia sono stati tramandanti i valori della moda che sono racchiusi in tanti significati, a partire dai materiali. Ecco perché ho usato il lino, che è il tessuto più antico che esista, che si presta a un uso eclettico, e altri tessuti naturali sempre abbinati a lavorazioni complesse: gli à jour, le lavorazioni a tombolo” ha raccontato Silvia Venturini Fendi nella preview via Zoom.

“La moda è un mezzo che abbiamo per raccontare la nostra storia. Il tempo trascorso con la famiglia – più generazioni riunite a casa a Roma – è un catalizzatore per una quieta introspezione, alla finestra o in giardino, intenti ad osservare il mondo che scorre. Il corredo corrisponde al piacere che ho di parlare della mia storia e di quella della mia famiglia ai miei nipoti. È un mezzo con cui tramandare i valori, un impegno che, in questi tempi, mi sembra prioritario”, racconta ancora Silvia Venturini Fendi.

La donna vestita Fendi rimane simbolo di femminilità ed eleganza. La sua raffinatezza si muove tra moderna femminilità e delicati ma importanti riferimenti al passato. La moda diviene così costruzione fisica del ricordo: ogni capo diviene espressione della memoria che si fissa nel tempo e permane. Un esempio sono gli accessori, come la mini bag che profuma di rosa per quattro anni: un processo – quello della profumazione degli accessori – che nasce dal desiderio di Silvia Venturini Fendi di ricordare i fazzoletti profumati nelle borse delle nonne. E come un continuo ricorrersi tra iconicità e novità, accanto alle borse simbolo della maison e alla nuova versione della Peekaboo, prendono posto borse di paglia declinate in diversi modelli, shopper cestini. E la manualità rientra a narrarsi con forza nel progetto Hand to Hand con il quale Silvia Venturini Fendi ha realizzato 21 Baguette interamente fatte a mano da 21 artigiani, uno per ogni regione italiana. Un progetto molto caro alla stilista: l’artigiano delle Marche ha realizzato una Baguette intrecciando rami di salice e quello dell’Abbruzzo l’ha realizzata al tombolo e per renderla rigida l’ha immersa in una soluzione di acqua e zucchero (così in quella regione si realizzano i cestini per la tavola).

La collezione è ricca di riferimenti alla biancheria da letto e alle tavole ricamate delle nonne: il lino è il materiale che fa da file rouge di tutta collezione ma che ben si esprime con l’abito chemisier dalle maniche ampie.  Il valore della manualità assume un significato profondo e permette di esprime un vestire che è fluido, leggero, quasi spontaneo. Le camicie in lino con ricami à jour si vedono anche addosso agli uomini, come gli abiti in maglia di cotone, leggeri e confortevoli come gli abiti da casa. Così come l’organza si trasferisce dal guardaroba femminile a quello maschile con semplice naturalezza, come i ricami di piccole rose. E i colori, sempre tenui, con i toni del bianco e del beige, l’azzurro e un tocco di rosso.

L’iconica camicia diviene protagonista di innumerevoli declinazioni: da chemisier destrutturato a caftano, e poi a jumpsuit. Ma si sfoggia anche da sola, come un mini dress. Grande eleganza rétro anche in spiaggia: si sceglie il total white, spesso impreziosito da lavorazioni crochet e pizzi, si indossano cappelli con ampie visiere stondate e cestini, che ci riportano ai favolosi Fifties. Abiti longuette esplorano silhouette anni ‘40 mostrando un lato più severo e rigoroso, ma c’è anche un côté romantico che si esprime al massimo attraverso i colletti e i ricami floreali dell’abito in lino dalle ampie maniche a campana.