Una lettera al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stata scritta nei giorni scorsi da un altro presidente, Carlo Pignatelli che, in qualità prima di imprenditore e poi di stilista, si fa portavoce del malessere e del disagio che vive il mondo del wedding e della cerimonia a seguito della pandemia da Covid – 19 che da otto mesi ormai affligge il paese e il mondo intero.

Un accorato appello, quello del designer italiano che, pur comprendendo la grande responsabilità e la necessità primaria di tutela della salute di ogni cittadino, non può rimanere indifferente al disagio e alla sofferenza di un settore fondamentale del Made in Italy come quello delle cerimonie.

Nella missiva, Carlo Pignatelli prova a descrivere, numeri alla mano, lo scenario del comparto delle cerimonie e dei matrimoni, mettendo l’accento sull’aspetto economico e sociale. “Le cerimonie – scrive ancora – hanno infatti un ruolo strategico in Italia: sono momento fondamentale della vita di coppia e il più delle volte vero e proprio punto di partenza per la nascita delle nostre famiglie, contribuendo a rafforzare l’identità culturale dell’intera nazione. Il matrimonio, ancora oggi, è un traguardo sognato e ricercato da molti giovani. E i numeri parlano chiaro, con circa 220 mila funzioni all’anno, a cui si aggiungono le circa 9.000 celebrate da cittadini esteri che scelgono il Belpaese come meta per il loro giorno più importante. Un beneficio ancora più esteso se si considera che in molti casi i festeggiamenti non si limitano al momento del sì, ma il periodo comprende un prima e un dopo, a tutto vantaggio di strutture ricettive, ristorazione e altri servizi accessori. Tutto questo genera un indotto economico del settore wedding, compresi abiti, accessori, fiori per gli addobbi, fotografi, catering e non solo, di circa 10 miliardi di euro, con una spesa media per matrimonio tra i 20 mila e i 40 mila euro. (dati i.stat e Assoeventi)”.

Un comparto dell’economia nazionale che rischia il collasso alla luce che decreti emanati che impossibilitano le celebrazioni dei matrimoni e non prevedono aiuti economici a sostegno delle aziende che operano nel settore. “Ci attendiamo che tale indotto economico possa subire una perdita molto grave, fino al probabile collasso dell’intero comparto, tra l’altro già provato fortemente dai mesi complicati appena trascorsi a causa di una crisi senza precedenti. Si tratterebbe di mettere a serio rischio una filiera che rappresenta un unicum a livello europeo, con la perdita di occupazione e conseguente disagio sociale per migliaia di artigiani e lavoratori, molti di questi del Mezzogiorno, dove di fatto avvengono le fasi più importanti della confezione degli abiti. Per tali motivi, con questa mia lettera Le chiedo, prima che sia troppo tardi, di prevedere degli aiuti economici anche al nostro compartimento, a fronte di oltre 65.000 matrimoni annullati nel solo 2020 e non ancora riprogrammati. Chiedo anche la possibilità di un confronto sui futuri provvedimenti inerenti il mondo delle cerimonie, mondo che conosco da oltre 50 anni. Sarei molto onorato di poter mettere a disposizione degli enti governativi la mia esperienza per poter dare suggerimenti utili per la stesura di protocolli volti alla corretta e sicura celebrazione e festeggiamento dei matrimoni”.