Quando incontriamo Emanuele Bilancia alla presentazione della sua collezione 2026 al Grand Hotel de Milan, all’interno de “Il matrimonio dei sensi”, i suoi occhi hanno una luce nuova, speciale: sono il manifesto di uno stilista che ha finalmente realizzato la collezione evento della sua carriera.

“Ognuno di noi custodisce un segreto. Spesso questi hanno a che fare con le cose più importanti della nostra vita, le più preziose, le più intime o riguardanti le persone che amiamo di più”. Con queste parole, veicolate da un video sui Instagram, il designer comincia il suo racconto di “Le Secret”, non un lancio ma una vera e propria rivelazione. Sì perché ciò che contraddistingue il couturier – pugliese di nascita, campano d’azione – è la dimensione confidente ed intima che si instaura con le spose che varcano l’ingresso del suo atelier. Le prove degli abiti sono momenti di profonda connessione e complicità tra chi crea e chi indossa, chi propone e chi sceglie. Perché l’abito non è solo una creazione da indossare ma è il suo pensiero che prende vita sui tessuti, sugli intrecci e sulle pieghe.

Un risultato questo che si raggiunge quando la moda non è una scelta ma una vera e propria vocazione. Era il 1992, all’età di cinque anni, quando Emanuele confeziona il suo primo abito: sua madre era in attesa del terzo fratello e una sarta aveva riportato degli scampoli di tessuto avanzati da un abito creato per lei. Fu in quel momento che Emanuele, insieme a sua nonna – grande ispiratrice e dispensatrice di questo essenziale concetto di rara bellezza – realizzò il suo primo mini vestito. Da allora, di strada ne è stata percorsa ed un’identità è venuta fuori: i suoi abiti raccontano femminilità forte e libera, che concilia le tradizioni mediterranee con la modernità, basti pensare ai corsetti che, ripresi dalla tradizione, sono stati riadattati grazie ad un ricchissimo lavoro tecnico ai desideri (e alle esigenze) delle spose moderne.

I white dresses sono pensati per donne concrete, innamorate della vita e della bellezza, che desiderano esaltare il corpo senza esibirlo, con forme lineari e avvolgenti, moderne ed essenziali, impreziosite da pizzi che a volte arricchiscono e a volte svelano. Questa profondità emotiva è la chiave per comprendere la sua visione artistica e l’impatto che queste creazioni hanno su chi le indossa.

Il titolo della sua nuova collezione, “Le Secret”, evoca un’aura di mistero e intimità. Da dove nasce la scelta di questo nome e cosa rappresenta?

“Il segreto è qualcosa di intimo e prezioso per chiunque lo custodisca. In questo caso, descrive il mio ideale estetico e stilistico che ‘rivelo’, quindi condivido con tutti tramite gli abiti. È un’apertura, un invito a scoprire ciò che per me è più autentico e profondo nel design bridal.”

Al di là del concetto di segreto, quali muse o suggestioni hanno nutrito il processo creativo?
Ci sono due filoni ispirazionali nella collezione che sono ben visibili e si fondono tra di loro. Il primo è l’architettura barocca del Sud Italia, con le sue volute e la sua opulenza contenuta. Il secondo è l’Andalusia, con la sua musica travolgente e la sua luce abbagliante. Ho unito queste mie due grandi passioni per dare corpo alla collezione, creando un dialogo tra il barocco opulento e la sensualità andalusa.

La firma stilistica è sinonimo di una sartorialità impeccabile. Per la collezione ” Segreto”, su quali tessuti e lavorazioni è stata focalizzato l’attenzione?
La sartorialità per me è fondamentale; ci sono cose che si possono fare solo con le mani e col cuore. Sicuramente quest’anno un aspetto importante della collezione è quello del volume, e per ottenerlo ho utilizzato taffetà e faille in seta pura, tessuti che permettono una struttura scultorea. E poi, ovviamente, ogni singolo ricamo, fiore o dettaglio è rigorosamente fatto da noi a mano, con una maestria artigianale che è il vero fil rouge invisibile che lega ogni capo.

La sposa di Emanuele Bilancia è da sempre una donna moderna e consapevole, ma anche fascinosa, unica e speciale. Che tipo di femminilità celebra la collezione?
Da sempre il mio ideale è quello di una femminilità intensa ma non sfacciata, che si lascia intravedere ma non si esibisce. È una sensualità che emerge attraverso la linea pulita, la trasparenza strategica di un pizzo, un taglio che esalta la silhouette senza mai cadere nell’eccesso. È un fascino discreto, un sussurro di eleganza che conquista.

Quale abito incarna“Le Secret”?
C’è un grande abito in faille di seta pura avorio con una stampa chiné blu che evoca il barocco, le porcellane antiche e le piastrelle maiolicate presenti in tanti posti di Siviglia. Quell’abito lo sento come una mia estensione, è un vero ‘manifesto’ di stile e carattere. È un capo del genere che, anche se non ti piace immediatamente, non puoi dimenticarlo, perché condensa l’anima e l’estetica di tutta la collezione. La collezione certamente segue quello che faccio da qualche anno: portare il ‘bridal’ verso la Haute Couture. Credo che quest’anno, più che mai, questo cammino sia evidente. Sogno in futuro che la collezione sposa e quella couture possano essere fuse e perfetta

mente integrate una con l’altra, un connubio che esalterebbe ulteriormente l’unicità di ogni creazione.